6 agosto 1945: Enola Gay scatena l’inferno

I rintocchi della campana della pace si sono ripetuti anche questa mattina, puntuali, glaciali, segno allo stesso tempo di morte e di rinascita, alle ore 8:15, per ricordare a imperitura memoria degli esseri umani che tragedie come quelle che investirono il 6 agosto 1945 Hiroshima e tre giorni dopo Nagasaki non devono mai più ripetersi.

All’interno del Parco del memoriale della Pace, al centro della città, in una forma più limitata, a causa della pandemia e della complessità organizzativa dal punto di vista sanitario, si è tenuta la cerimonia del ricordo alla presenza di 880 persone, con rappresentanti di 86 nazioni e dei sopravvissuti al disastro, ‘gli hibakusha’,  con un’età media ormai vicina agli 84 anni. La cerimonia non è stata esente da polemiche legate soprattutto all’intervento del primo ministro giapponese Yoshihida Suga che non ha letto  alcuni passi del discorso davanti ai rappresentanti dei sopravvissuti al Memoriale della Pace, testo che era stato anticipato ai media, alle autorità e alla televisione di Stato, seguita da milioni di giapponesi, costretta ad interrompere la trasmissione dei sottotitoli.

Una lista coi nomi delle 328.929 vittime è stata esposta dentro il cenotafio, comprese le persone decedute negli ultimi dodici mesi.

Quel tragico 6 agosto nella memoria collettiva ricorda l’inferno nucleare scatenato dalla bomba atomica Little Boy sganciata sulla città di Hiroshima dall’aeronautica militare statunitense per cercare di porre fine alla Seconda Guerra Mondiale piegando l’indomito Giappone.

L’Enola Gay alle ore 8:15, sganciò l’atomica sull’ignara città di Hiroshima, stessa sorte subì Nagasaki il 9 agosto sulla quale fu sganciato l’ordigno Fat Man.

Il numero di vittime stimato era di circa 200.000 persone, quasi esclusivamente civili, numero andato crescendo per crescendo per gli esiti delle radiazioni sulle generazioni successive.

L’esplosione si verificò a 580 m dal suolo di Hiroshima, con una detonazione equivalente a sedici chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70 000 e le 80 000 persone. La città fu quasi completamente spazzata via e la forza dell’esplosione distrusse tutti i 51 templi esistenti.

L’apocalisse nucleare aveva avuto luogo, il terrore arrivò improvviso dal cielo e dopo tre giorni lo scenario da fine del mondo si ripeté drammaticamente nuovamente su Nagasaki.

Le immagini e le scene che i nostri occhi a distanza di 76 anni vedono scorrere sui media o che ci riportano ai ricordi scolastici devono essere testimonianza attiva e continua di quanto mai dovrebbe accadere e che invece, purtroppo, è accaduto.

Un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki sarebbe stato, nel corso delle Olimpiadi che si stanno disputando in Giappone, un umano e giusto ricordo della sofferenza e della morte di tante persone, ma… così al momento non è stato per il rifiuto del Cio.

Bianca Desideri