Dal celtico lauer, sempre verde, l’alloro nell’antica Grecia era considerata una pianta sacra ad Apollo. La leggenda narra come Eros avesse colpito Apollo con una delle sue frecce, facendo nascere in lui una forte passione per Dafne. Ma la ninfa, impaurita, fuggì e, sul punto di essere raggiunta dall’insistente Apollo, invocò l’aiuto degli Dei, che la trasformarono in “alloro”. Apollo dichiarò quella pianta sacra e da allora divenne simbolo della gloria, sapienza e trionfo.
Il Dio si cinse il capo con ghirlande ricavate dalle sue fronde e stabilì che tutti i mortali che si fossero distinti per atti eroici avrebbero potuto fare altrettanto. Fu così che nelle prime Olimpiadi del 776 a.C. i vincitori furono incoronati dall’alloro. Ma furono gli Imperatori nell’antica Roma ad ornarsi la testa con questa pianta che veniva spesso coltivata nei giardini imperiali. La storia ci racconta che Livia, moglie di Augusto, ne avesse piantato nella sua villa un intero boschetto.
Nel Medioevo, la corona di alloro iniziò ad essere considerata un tributo da offrire a chi si fosse distinto nella poesia e nella letteratura. Questa usanza mise le sue radici nel Rinascimento e, ancora oggi, i grandi poeti vengono detti laureati.
Lo stesso termine “laurea” deriva da questo uso. Chi viene riconosciuto come sapiente si può simbolicamente cingere della nobile ghirlanda. L’alloro o lauro, Laurus Nobilis L., appartiene alla famiglia delle Lauracee ed è originario dell’Asia Minore e dell’Europa. In natura cresce bene in zone soleggiate e riparate dal vento.
Pianta tipica della macchia mediterranea, cresce spontanea. In Italia è presente lungo le coste bagnate dal Mar Tirreno e attorno ai maggiori laghi.
È un albero sempre verde che può raggiungere l’altezza di 15 m. Ha un fusto eretto, con corteccia liscia di colore grigio-nerastro sul fusto e verde sui rami. Le foglie sono coriacee, alterne, lanceolate, con margine ondulato, verde scuro sulla parte superiore e chiaro sulla parte inferiore, lunghe 8-12 cm.
Produce fiori molto piccoli, bianco giallastri riuniti ad ombrelle, che compaiono nei mesi di marzo-aprile. I frutti, bacche che contengono un unico seme, sono neri, ovali, dalle dimensioni di una piccola oliva.
Le foglie si possono raccogliere durante tutto l’anno, ma le migliori sono quelle raccolte in luglio-agosto e si conservano normalmente fresche, ma volendo si possono essiccare all’ombra in luogo ben areato e successivamente riposte in vasi di vetro. Le sue proprietà sono molteplici: aromatiche, aperitive, digestive, stimolanti, leggermente antisettiche, espettoranti.
L’alloro, nota per le caratteristiche aromatiche nella buona cucina, possiede proprietà che stimolano gli enzimi digestivi e, quindi, svolge un’azione aperitiva e digestiva. Non trascurabili sono le sue azioni espettoranti e antireumatiche. Gli infusi di foglie di alloro, a dosi moderate, agiscono da stimolanti generali dell’organismo, purificano il tubo digerente, favoriscono l’eliminazione dei gas intestinali.
È anche utilizzato in campo cosmetico: una manciata di foglie di alloro nell’acqua calda permette di realizzare un bagno leggermente profumato, deodorante e stimolante.
Per uso esterno, l’olio essenziale viene impiegato in massaggi e frizioni, per alleviare contusioni, slogature e dolori reumatici; è utile nella cura dell’alopecia (caduta dei capelli), nella psoriasi e in altre malattie della pelle legate ai funghi.
È anche un blando insetticida: per allontanare insetti nocivi dalla dispensa e dagli armadi, sistemare fra pasta, riso e farina, qualche foglia essiccata di alloro, riposta in barattoli a coperchio aperto; in armadi e cassetti una manciata di foglie essiccate in sacchettini di cotone. In cucina vengono impiegate le foglie fresche oppure essiccate da poco tempo.
Insieme ad altri odori, vengono usate per insaporire zuppe e stufati, per aromatizzate involtini, arrosti, intingoli, piatti di pesce, legumi e castagne, conserve di pomodoro, minestre e fichi secchi. Vengono utilizzate anche per preparare un particolare aceto aromatico. I frutti, infine, vengono usati nella preparazione di liquori (liquore laurino) e di alcune birre inglesi.
Ciro Luciano
Confronti e Intese n. 282, gennaio 2013 – Da “Il mondo delle erbe” allegato a “Confronti e Intese” n. 336 novembre-dicembre 2021