Dal terremoto del Belice a quello della “desertificazione bancaria”

Gibellina 9 giugno 2023
Gibellina - Tavola Rotonda 9 giugno 2023

La nuova sfida culturale per lo sviluppo economico e sociale del meridione. Gibellina chiama, il sindacato Unisin-Confsal risponde all’appello

Valle del Belice, notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968. Un sisma di magnitudo 6.2 della scala Richter scuote tutta la Sicilia Occidentale. I centri abitati vicini all’epicentro, tra Gibellina, Salaparuta, Poggioreale e Montevago vengono rasi al suolo dalla potenza del terremoto. Intorno all’epicentro altra devastazione, con circa l’80% degli edifici inagibili o distrutti. Centinaia di morti, migliaia di sfollati, famiglie sul lastrico. Famiglie che di lì a poco si smembreranno nel tentativo estremo di cercare nuova vita oltre l’Italia e, con questa, le risorse finanziarie che serviranno a chi tra i familiari dovrà restare in Sicilia per accudire anziani e bambini sfollati. La prima grande catastrofe umanitaria dell’Italia, dopo la seconda guerra mondiale, coglie di sorpresa un popolo ancora in fermento per le aspettative di progresso connaturate al processo di pacificazione sociale già iniziato da tempo dopo un lungo periodo di dittatura e conflitti devastanti. Tutto sembra ormai perduto, tranne la forza dei meridionali abituata a sovrastare anche quella della natura o della singolarità del suo sistema economico/sociale. Grazie a questa forza, dopo il terremoto, parte anche la “seconda ricostruzione” e, con essa, la voglia di rinascere di un popolo che si rifiuta d’arrendersi alle anomalie del suo territorio.

Gibellina, anni ottanta. Un forte “terremoto culturale” sconvolge il Belice con tutta la sua energia costruttiva. Tanti abitanti continuano a lasciare le loro baracche, partono per terre lontane in cerca di fortuna. Ma tanti altri non si arrendono alle difficoltà. La lentezza della ricostruzione prova a frantumare, ancora una volta, tutte le speranze, ma Gibellina non cede completamente ai suoi drammi dai mille volti, dallo spopolamento alla povertà economica e sociale. Con la sua gente, non si arrende agli eventi il sindaco di Gibellina Ludovico Corrao. Nel tentativo di “umanizzare” il territorio, Corrao chiama a Gibellina moltissimi artisti di fama mondiale. Tra i tanti, Alberto Burri, Pietro Consagra, Mario Schifano, Arnaldo Pomodoro, Andrea Cascella, Franco Angeli, Mimmo Paladino, Leonardo Sciascia. Sulle macerie del vecchio centro di Gibellina, ormai raso al suolo dal sisma, prende vita il Cretto di Burri, un’opera di “land art” destinata a salvarne il ricordo con l’occhio dell’arte rivolto alla speranza di un futuro diverso. Il Cretto di Burri, le opere d’arte disseminate sul territorio e le Orestiadi di Gibellina rappresentano il segno della rinascita di un popolo che, grazie alla cultura, non si arrende a qualunque tentativo o forma di distruzione culturale, sociale, materiale.

Gibellina, 9 giugno 2023. Il Segretario Generale del sindacato UNISIN, Emilio Contrasto, decide di ripercorrere la strada tracciata da Ludovico Corrao. I motivi di questa scelta sono tanti. Alcuni già esistenti da lungo tempo, altri più recenti ma che s’intrecciano con i precedenti. A distanza di 55 anni da un terremoto ancora avvertito nei suoi effetti, un’altra scossa tellurica incombe sul territorio del Belice e dell’intera Italia meridionale: il pericolo che la desertificazione bancaria già in atto possa determinare una più grave desertificazione territoriale, scolastica, sanitaria, occupazionale, sociale ed economica. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su questa tematica di scottante attualità, Gibellina diventa “primo teatro” di un nuovo ciclo di “convegni itineranti” organizzati da UNISIN sulla generale problematica della desertificazione del meridione d’Italia. Per lanciare questa sfida di rinascita economica e sociale, si sceglie un luogo altamente simbolico, il “Museo d’Arte Contemporanea” di Gibellina intitolato ad una delle più importanti figure politiche del riscatto meridionale, il sindaco Ludovico Corrao. Gli abitanti di Gibellina, nel conservare un chiaro ricordo della propria infanzia e adolescenza – tra alloggi di fortuna e disoccupazione dei loro genitori – decidono di affidare la loro richiesta d’aiuto proprio al sindacato dei lavoratori. Da questo luogo simbolico – miscela ideale di distruzione e voglia di riscatto – prende vita così una nuova idea di ripartenza che richiama le banche sul territorio attraverso la voce dei suoi lavoratori.  Gibellina, già laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, epicentro della rinascita culturale del Belice, diventa oggi anche qualcos’altro: scenario ideale di un nuovo movimento culturale propositivo del sindacato che, partendo dall’economia, si propone di salvare fattivamente tutto il resto che vi si ricollega. La prima tappa del ciclo di convegni organizzati dal sindacato UNISIN sulla tematica della desertificazione ha un titolo evocativo, “Sviluppo dei Territori e Desertificazione bancaria”. L’obiettivo resta quello d’allargare l’orizzonte della discussione a tante altre tipologie di desertificazione che, insieme a quella bancaria, possono avere la forza distruttrice di una nuova scossa di terremoto.  Una sfida, quella di UNISIN, già raccolta – nel corso dell’evento di Gibellina – dalle istituzioni locali della Sicilia con l’impegno di legiferare a breve in materia e nel rispetto dei principi costituzionali che sanciscono la tutela del risparmio (art. 47) e la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.

Brunella Trifilio