L’achillea (Achillea Millefolium L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteracee. Il termine achillea è legato al nome del celebre eroe omerico, Achille; quest’ultimo guarì le ferite di Telefo, re di Micene e suo alleato in battaglia, tamponandole con fiori e foglie di achillea. L’achillea è chiamata anche erba de feridas, erba dei tagi, erba del marchese, erba del soldato, millefoglio, stagnasangue, stagnadora, ecc.
Le parti dell’achillea che vengono utilizzate sono le parti aeree, le infiorescenze e la radice.
Tradizionalmente le parti aeree venivano utilizzate generalmente fresche, ma in tempi più recenti si è privilegiato l’uso delle parti aeree secche. La raccolta delle foglie e delle sommità fiorite viene effettuata durante i mesi estivi. Le parti raccolte vengono poi fatte essiccare all’ombra. La stabilità di fiori e foglie è notevole: circa due anni per foglie e fiori e molti anni per le radici. I principi attivi dell’achillea sono tannini, rutina, oli essenziali, sesquiterpeni, steroli, achillina, acido achilleico, acidi organici, fosfati, sali di potassio e mucillagini.
Gli utilizzi dell’achillea sono numerosissimi. Per uso interno, viene preparata sotto forma di infuso, tisana e come vino di achillea. Per uso esterno, invece la si utilizza sotto forma di decotto e di olio. L’achillea viene usata per curare emorragie, disturbi a livello cardiocircolatorio, dispepsia, febbre, disturbi digestivi e dell’apparato urinario.
L’achillea è stata da sempre consigliata nel trattamento dei disturbi mestruali (menorragia, dismenorrea e oligomenorrea). Essa non agisce a livello ormonale, ma regolando la circolazione uterina riduce la stasi sanguigna e il dolore provocato dalle vene congestionate della pelvi.
L’achillea è nota come rimedio emostatico; sotto forma di unguento o di infuso viene utilizzata per trattare emorroidi, vene varicose e ferite ulcerose. Alcuni Autori consigliano l’utilizzo della pianta fresca masticata come trattamento di fortuna per l’epistassi.
Per le sue proprietà vasodilatatorie l’achillea viene consigliata per trattare l’ipertensione arteriosa, le varici e l’ipotono venoso. Si ipotizza che tali proprietà siano dovute alla combinazione di flavonoidi, sesquiterpeni e furanocumarine. L’achillea agisce da stimolante le secrezioni gastriche ed è consigliata come rimedio per coloro che soffrono di problemi digestivi.
L’achillea è ritenuta un ottimo rimedio per gli stati febbrili di relativa intensità; viene consigliata in caso di sindrome influenzale, raffreddore e stati catarrali. L’achillea è inoltre un ottimo diaforetico (favorente la sudorazione) e viene raccomandata in quei casi in cui si ha una soppressione della sudorazione. Per le sue proprietà antiinfiammatorie e diuretiche, molti consigliano l’achillea per trattare i disturbi urinari (cistite, uretrite, nefrite ecc.).
L’achillea è controindicata in caso di gravidanza, allattamento al seno e allergia alle Asteracee. Se ne sconsiglia l’uso in caso di esposizione eccessiva alla luce solare o comunque durante trattamenti cosmetici a base di raggi ultravioletti, a causa della sua azione fotosensibilizzante dovuta alla presenza di furanocumarine; tali sostanze, in presenza di raggi ultravioletti, formano prodotti tossici per la cute. L’utilizzo di achillea in dosi elevate può essere causa di una colorazione molto scura delle urine, ma tale evenienza non deve destare preoccupazione.
L’achillea è un’erba aromatica e viene utilizzata in cucina per insaporire salse, minestre e insalate. Può essere usata al posto della camomilla in quanto contiene “Azulene“. In Svezia è usata per insaporire la birra. Come aromatizzante, digestivo e aperitivo è più indicata l’Achillea moscata Wulff (achillea moscata), così detta dal sapore di muschio, molto simile alla precedente nell’aspetto. È usata in Svizzera per produrre un liquore stomachico.
L’achillea ptarmica, il cui sapore si avvicina all’artemisia, viene usata nell’insalata. In Inghilterra, disseccata e ridotta in polvere viene usata come tabacco da fiuto. I semi di achillea conservano il vino, e per questo se ne mette un sacchetto nelle botti.
Ciro Luciano
Confronti e Intese n. 272, settembre 2011 – Da “Il mondo delle erbe” allegato a “Confronti e Intese” n. 336 novembre-dicembre 2021