Leonardo e il “Salvator Mundi”, asta da record

Incredibilmente Leonardo da Vinci fa ancora parlare di sé. Il genio poliedrico di uno degli artisti italiani più conosciuti al mondo stupisce ancora una volta. Quella che era l’ultima opera in una collezione privata di Leonardo da Vinci, il “Salvator mundi” (Salvatore del mondo), è stata venduta a New York pochi gironi fa in un’asta da Christie’s, per oltre 450 milioni di dollari, diritti d’asta inclusi, diventando l’opera d’arte più costosa nella storia delle vendite all’asta.

L’asta è stata organizzata New York da Christie’s, una delle più grandi case d’asta del mondo, ed è stata a sua volta senza precedenti. È stata preceduta da una grande campagna di marketing, affidata per la prima volta a un’agenzia pubblicitaria e ha sorpreso anche i più esperti per le cifre che ha raggiunto. Si pensava che “Salvator Mundi” sarebbe stato venduto per circa 100 milioni di dollari. Il New York Times ha raccontato che l’asta è durata 19 minuti e che le offerte, con rilanci di diverse decine di milioni di dollari, sembravano non fermarsi mai.

Il colpo di martelletto finale, e l’applauso liberatorio dei vip e dei media in sala, è arrivato con l’ultima offerta del cliente rappresentato da Alex Rotter: 400 milioni di dollari, che con i diritti d’asta diventano 450.312.500 dollari (circa 380.849.402 euro).  Alla conclusione dell’asta ha certamente festeggiato il miliardario russo Dmitry E. Rybolovlev, proprietario anche del Monaco Calcio, che ha messo in vendita il quadro che aveva comprato  nel 2013 per 127,5 milioni di dollari da un collezionista privato.

Altra esclusiva: il dipinto è l’unico di Leonardo che si trovi in mani private, in quanto gli altri 19 capolavori del Genio di Vinci sono custoditi nei più importanti musei del globo. Mentre in questo caso il “Salvator Mundi”, dopo la tournée che ha preceduto l’asta portandolo da Hong Kong a San Francisco e da Londra a New York per essere venduto, è destinato a scomparire.

La scelta della casa d’asta di inserire la megalopoli asiatica fra le mete, indica come Christie’s ritenga importante solleticare l’appetito dei collezionisti orientali per pezzi di questo calibro. E il fatto che “Laboureurdans un champ” realizzato da Vincent van Gogh nel 1889 e battuto poche ore prima, sempre da Christie’s a New York, per 81 milioni di dollari, sia stato portato a casa da un collezionista con gli occhi a mandorla, conferma come il mercato dell’arte guardi con cupidigia verso Est. Chiunque sia il “Paperone” che si è aggiudicato il Cristo benedicente di Leonardo, niente trapela sul fronte del nuovo proprietario; l’offerta vincente è arrivata per bocca di Alex Rutter, capo del dipartimento arte contemporanea di Christie’s, ha confidato “è stato il momento più emozionante della mia carriera”. Ma nessun nome. C’era tutta “l’arte che conta” ad assistere all’asta da Christie’s del “Salvator Mundi”, dipinto realizzato presumibilmente negli stessi anni in cui Leonardo lavorò alla “Gioconda” (1503-1506), che è stato, come era prevedibile, il lotto più importante dell’Evening Sale of Post-War and Contemporary Art. Dal collezionista svizzero Uli Sigg, che possiede la più importante raccolta di arte cinese del mondo a Dasha Zhukova, ex moglie di Roman Abramovič e fondatrice del Garage Museum of Contemporary Art di Mosca; da Budi Tek, il più importante collezionista cinese, a Sheikha Al Mayassabint Hamad bin Khalifa Al-Thani, sorella dell’Emiro del Qatar e presidente dei musei dell’emirato. Ed ancora Eli Broad, uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti e persino Gerhard Richter, tra gli artisti viventi più quotati del pianeta.

Un “parterre desrois” arrivato nella Grande Mela per assistere alla serata-evento in cui il mercato dell’arte moderna, dato sempre un po’ più in crisi rispetto a quello dell’arte contemporanea, si è preso la sua rivincita, mandando in frantumi il record precedente, detenuto dai 300 milioni di dollari pagati per “Interchange” dipinto da Willem De Kooning nel 2015. “È un momento storico”, il commento del battitore Jussi Pylkkanen quando il “Salvator Mundi” ha superato il giro di boa dei 300 milioni e uno dei compratori ha proceduto al rialzo a colpi di 30 e poi 20 milioni per sbaragliare gli avversari.

Nicola Massaro