“Le donne, il lavoro e la crescita economica” i temi discussi in un convegno di Banca d’Italia

Il 22 giugno 2023 si è tenuto presso la Banca d’Italia un importante convegno dal titolo “Le donne, il lavoro e la crescita economica”, curato dalle economiste di Banca d’Italia e dibattuto da docenti universitari internazionali. La ricerca ha portato a evidenti gap uomo/donna ravvisabili in ambito lavorativo e necessariamente familiare.

Eliminare definitivamente questo divario non è soltanto una questione di equità e modernità, ma favorirebbe la crescita economica, aumentando la forza lavoro e la produttività. UNISIN lo ha scritto più volte e in più contesti, Banca d’Italia lo sottolinea: in Italia lavora una donna su due, il 51,1% (Fonte Eurostat), la percentuale è la più bassa d’Europa. Tra le occupate invero, è assai diffuso il part-time: di quel 51,1% di lavoratrici, più del 50% richiede il part-time. Non è da sottovalutare dunque, a prescindere dal gender pay gap, un’incidenza notevole di questo aspetto sul divario salariale uomo/donna.

Quello che è emerso dalle varie relazioni, è che le differenze di genere partono dagli studi, specie universitari, per trovare conclusione in ogni altro ambito. La nota che dovrebbe far riflettere è l’alta percentuale di laureate che non corrisponde poi ad altrettante occupate e soprattutto occupate nel lungo periodo. Le donne scelgono poi per la maggior parte materie non scientifiche a causa di vari fattori, tra gli altri quelli sociali e legati a retaggi culturali del passato.

Altro fattore determinante il divario, riguarda la maternità e la difficile conciliazione dei tempi vita/lavoro, incrementata dalla mancanza delle strutture recettive specie per l’infanzia. I congedi di paternità contribuiscono ad accrescere il tutto: si pensi che in Italia dura 10 giorni e che il congedo parentale è generalmente usufruito soltanto dalla mamma lavoratrice poiché la famiglia è disposta a rinunciare allo stipendio della donna. La nascita di un figlio resta il principale motore della disparità, viene chiamato infatti child penalty, indicando l’effetto negativo della nascita sulla carriera delle madri, soprattutto del primo figlio. Questo spinge le donne a lasciare l’occupazione con la conseguente probabilità quasi doppia rispetto alle donne senza figli, di non avere più impiego nei 2 anni successivi alla maternità.

Da un’indagine armonizzata europea sull’uso del tempo, emerge che in Italia, a differenza del resto d’Europa, specie quella del nord, le donne dedicano al lavoro domestico 5 ore, a fronte delle 2 degli uomini.

Per concludere, le azioni e le politiche che possono essere attuate, non soltanto empiricamente, riguardano l’espansione di servizi accessibili per l’infanzia, l’incentivo all’uso dei congedi di paternità come osservato nei paesi del Nord (aumentando quello obbligatorio in termini numerici e la retribuzione per quello parentale).

UNISIN/CONFSAL è da sempre attenta a tutto ciò che concerne il divario uomo/donna e, facendosi portavoce in tal senso, mette in campo azioni e politiche di contrasto anche attraverso la divulgazione, un ruolo questo che diventa indispensabile per portare maggiore equità nella nostra società in genere e nel nostro settore in particolare.

Milena Di Fina

Coordinamento Nazionale Donne & Pari Opportunità